Caro Jovanotti

Caro Jovanotti,

25 anni fa, circa, ero un bambino seduto vicino allo stereo che girava e rigirava la musicassetta “Lorenzo 1994”, canticchiando le tue canzoni con testi a volte troppo adulti per me. Ero in sintonia con quella tua certa positività e rabbia, e l ´ originalità di quei ritmi che all ´ epoca in Italia erano unici.

Poi, sai com ´ è, si cambia e si cresce. Nella mia travagliata gioventù ho provato a stare al passo con le tue nuove uscite ma non ho più connesso con nessuna di esse. Ho comunque sempre guardato con un sorriso al tuo successo, ricordando i bei momenti quando da bambino ti ascoltavo seduto vicino allo stereo.

Quando hai annunciato il Jova Beach Party sono rimasto perplesso, soprattutto per l ´ etichetta ambientalista attaccata sopra. Come si può vendere un concerto con 40000 spettatori direttamente sul bagnasciuga per “spettacolo ambientalista”? Beh, tu ci sei riuscito, aggiudicandoti pure il prestigioso bollino del WWF.

Non vado a elencare tutti i problemi che comporti il fare festival sulle spiagge, o
l ´ ovvio danno culturale che tu hai inaugurato col branding di “evento ambientalista” per giganteschi rave sulla costa.
Citerei solo la sponsorizzazione di una grande ditta di infradito, marca che appare come un orrido ossimoro con la dichiarazione “plastic free”, visto che le ciabatte sono tra i rifiuti che vengono ritrovati più di sovente nelle acque marine e nelle spiagge.

La tua irata invettiva alle critiche ricevute è stata una bassezza che ha ispirato questa lettera aperta che probabilmente non leggerai.

Mettere tutte le diverse critiche ricevute nello stesso pentolone è una vecchia tattica dei professionisti della mistificazione. Se chi viene criticato per un atto si difende includendo nella lista dei critici chi lo accusa di aver ucciso Kennedy, o chi lo identifica con Elvis, sposta l ´ attenzione dalla critica all ´ ilare assurdità della lista.

Attaccare le piccole associazioni che provano a fare ambientalismo in Italia è
un ´ ulteriore meschinità. Le hai messe nello stesso calderone di matti complottisti, ponendo unilateralmente il WWF al di sopra di tutti.
Questo dopo che eri passato per le grandi radio (come col supergiovane influencer di destra Fiorello) a lamentarti degli sfigati guastafeste. Il messaggio era: “Che ballino in bikini sotto al sole, altro che fratino!”.
Ti do una notizia, il tempo in cui, nell ´ Italia cattolica e bigotta, era da ribelli ballare nudi in spiaggia è passato da diversi decenni. Il leader del più grande partito di estrema destra era nel bel mezzo di un suo personale Beach Tour (a mio parere ispirato dal successo tuo), insultando i profughi sui gommoni e negando il disastro climatico al ritmo di balli e sballo, sudore, bikini, cubiste e appassionati baci al rosario.

Cantavo sempre in sincrono le canzoni di “Lorenzo 1994”. Ero solo un bambino, ma spesso mi sembrava di capire quello che dicevi: “Nel dolore del restare impotente insieme a molta altra gente che sostava di fronte al potere di pochi sulla vita di molti”. La canzone Mario é un straordinario mix di racconto, musica e messaggio.

Oggi, dalla tua posizione di potere mediatico e culturale, dai della fogna a chiunque si sia permesso di criticarti.
Oggi, che siamo cresciuti e invecchiati, caro Jovanotti, mi fai cacare. La tua musica è insipida e non mi stupisce che piaccia molto alle stesse masse a cui piace ballare al Papete col Capitano.
Il tuo messaggio è grottesco, come il nickname che hai deciso di mantenere, tipico di un paese di vecchi ansiosi di sembrare giovani, ansiosi di ballare e consumare nudi in spiaggia in barba a qualsiasi crisi: ambientale, economica, umanitaria, psicologica.
Ballate  e consumate sulle spiagge in processo di erosione, durante uno sterminio di massa di specie animali, in riva a un mare riempito di cadaveri, immondizia e liquami.
Gli eccessivi balli e consumi di questo modello economico, a cui tu hai dedicato tutti gli inni con cui ultimamente spacchi le classifiche di vendite.

In Fede.

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